DALL'11 al 19 OTTOBRE 2003
Ore 10/12 e 18/220
Centro Culturale Polivalente dell'Osservatorio Geofisico
1885
sulla collina della Gran Sentinella a Casamicciola Terme
"Fotografando Ischia"
Omaggio al fotografo Gaetano Di Scala (1923-2003)
in collaborazione con il Museo Civico di Casamicciola Terme
Nell'ambito delle manifestazioni conclusive
della XXVI Edizione del Premio Internazionale di Poesia "Ciro Coppola"
per lo studente italiano e dell'Unione Europea - Premio del Presidente della
Repubblica - organizzato fin dal 1978 dall'Associazione Pro Casamicciola Terme,
è possibile visitare presso il Centro Culturale Polivalente dell'Osservatorio
Geofisico 1885 sulla collina della Gran Sentinella di Casamicciola Terme, tutti
i gironi (escluso il lunedì) dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 18 alle ore
22 la mostra permanente "Fotografando Ischia", omaggio al fotografo
Gaetano Di Scala (1923-2003) in collaborazione con il Museo Civico di
Casamicciola Terme.
Di seguito riportiamo un articolo sulla mostra di Antonio Fiore, apparso lo
scorso 22 giugno 2003 sul "Corriere del Mezzogiorno".
Una mostra all'Osservatorio
con gli scatti degli anni Cinquanta e Sessanta
Di Scala, addio al fotografo
che inventò la dolce vita a Ischia
Nelle sue immagini la rivoluzione di Rizzoli e il boom dell'isola
ISCHIA - Fu paparazzo prima ancora che nascesse la parola paparazzo: Gaetano
Di Scala, scomparso 83enne pochi giorni fa, è stato per oltre un trentennio
(tra i Cinquanta e gli ottanta) l'"occhio" di Ischia. Occhio puntato
sulla mondanità, sul costume, ma anche sulla cultura - e persino sulla
geologia: fu il fotografo del vulcanologo svizzero Alfred Rittmann - dell'Isola
Verde.
Gli scatti di Gaetano sono migliaia, custoditi gelosamente - forse sin troppo
gelosamente - dai figli di questo fotoreporter baranese: della cui arte si può
però ora ammirare un piccolo, ma assai indicativo "saggio" nella
mostra permanente allestita nell'Osservatorio geofisico di Casamicciola.
Sono una cinquantina le preziose istantanee che Corrado D'Ambra, colto signore
del vino, ha voluto donare al Centro culturale polivalente nato sulla vetta
della Gran Sentinella: la collina da cui gli Alinari immortalarono quello che a
tutt'oggi è l'insuperato panorama "classico" di Ischia.
Giuseppe Mazzella ci apre con legittimo orgoglio il portone del centro
culturale: da direttore del Museo civico di Casamicciola ha dovuto battagliare
contro settant'anni di abbandono e un tentativo di vendita all'asta (come bene
demaniale in "dismissione"), per riportare a nuova vita
l'Osservatorio, che oggi ritrova a cavallo tra arte, scienza, cultura e bellezze
naturali un ruolo propulsivo nella valorizzazione della storia ischitana. E' una
parte di quella storia - storia quotidiana ma non per questo secondaria - la
vedi palpitare nelle foto di Di Scala appesi alle pareti di due linde salette:
fotografo di "dolce vita" quando la dolce vita aveva per quanta
Ischia, e non ancora Roma, ma anche fotografo di cronaca e di scoop, Gaetano di
Scala scorazzava da un capo all'altro dell'isola con i suoi due strumenti di
lavoro, la Lambretta che gli consentiva veloci spostamenti, e la Leica che gli
permetteva di cogliere la realtà "sul fatto". Basco calato sulla
fronte e sesto senso per l'immagine giusta, quella capace di sintetizzare in uno
scatto un avvenimento o uno stato d'animo, Gaetano era figlio d'arte, ma fu
durante la Seconda guerra mondiale che ricevette il suo - è il caso di dirlo -
battesimo del fuoco professionale: prestò infatti servizio in Marina come
"furiere fotografo".
Dopo quasi due anni di prigionia in Germania rientra sull'isola di pescatori e
contadini che aveva lasciato e - come Eduardo quando torna dalla guerra in
"Napoli milionaria!") stenta a riconoscere i luoghi di sempre: il boom
economico non è ancora approdato, ma i turisti - italiani e stranieri - stanno
già (ri)scoprendo il fascino dei Maroniti e l'utilità delle acque termali.
Arriverà poi un "innamorato speciale" di Ischia come Angelo Rizzoli a
garantire quel prestigio cultural-mondano capace di consegnare l'isola alla sua
stagione più felice. E a Di Scala le giornata più piene di lavoro: la base
operativa dell'epoca era il centro "Epomeo Stampa" all'Hotel San
Pietro diretto dal suo quasi omonimo ragioniere Scala; e lì telefonavano i
quotidiani nazionali (ma anche l'Associated Press o l'United Press) per
"segnalare" la presenza in zona di divi dello spettacolo e
protagonisti della politica; o, più spesso, erano Gaetano & C ad avvisare
le redazioni
di stare in campana, perché erano stati avvistati Burt Lancaster, Gina
Lollobrigida o altri esponenti di un jet-set che ancora non si chiamava così.
Poi Gaetano abbassava il ricevitore, si calcava il basco in testa, si metteva la
Leica a tracolla e inforcava la Lambretta: qualche volta, però, doveva
ricorrere al camouflage. Come quando, per fotografare Laurence Oliver ospite di
Sir William Walton nella leggendaria "Mortella" di Forio, per non dare
nell'occhio si travestì da contadino, la fida Leica nascosta in un ruvido
sacco. Ed ora eccolo lì, l'impeccabile Amleto all'oscuro di tutto, mentre Sir
Walton, accanto a lui sull'auto scoperta, mordicchia la pipa e guarda dubbioso
in direzione d'uno strano villico armato non di vanga ma di macchina
fotografica.
In un'altra occasione - lo racconta Di Scala stesso nel libro di Giuseppe
Mazzella "Tempi d'Ischia" - gli venne in soccorso una più
estemporanea tecnica. Si trattava di fotografare Alida Valli che prendeva la
tintarella sulla spiaggia di San Francesco, ma l'attrice era distesa a mancia in
giù e non c'era verso di farla voltare: "Dovetti ricorrere al "Trucco
dell'urlo" per poterla fotografare in viso". Gaetano urlò. Alida si
voltò. La cosa funzionò.
Nel
mirino del "furiere fotografo" caddero poi Mina al nighit e la Vanoni
sullo stabilimento balneare, Liz Taylor e Richard Burton ai tempi del loro
nascente e già tempestoso amore, Renato Raschel e Aristotele Onassis, Charlie
Chaplin e Burt Lancaster, ma lo scoop "mondano" di cui Di Scala andava
più fiero era quello riguardante Arturo Toscanini: per fotografe il Maestro, a
Casamicciola nel 1953 per un ciclo di cure termali, Gaetano si accordò con un
bagnino, appostandosi su una collinetta da cui poteva controllare lo
stabilimento di Michele Castagna. Quanto Toscanini uscì, Di Scala sparò a
raffica: "le foto fecero il giro del mondo: vendetti i negativi all'Associated
Press, che allora aveva 7.400 testate abbonate ai suoi servizi
fotografici". Grande soddisfazione, e un cruccio: "Per quel servizio
rischiai la querela, ma più di me di rimise l'autista di Toscanini. Che fu
licenziato in tronco dopo la pubblicazione delle foto. In quelle immagini si
vedeva infatti anche la figlia del Maestro intenta a fumare una sigaretta".
E per Toscanini, che odiava il fumo, era intollerabile che i giornali di mezzo
mondo testimoniassero il tebagismo della figlia, non adeguatamente
"protetta" dal povero chauffeur.
Però, con la stessa tigna con cui si dedicava alla cronaca rosa, bianca (e
persino nera) Di Scala seppe catturare frammenti di antropologia isolana: volti
di pescatori, artigiani al lavoro, contadini che pigiano l'usa. E la bellezza
segreta dei luoghi: gli antichi palazzi di Ischia Ponte o di Lacco Ameno, senza
indietreggiare di fronte alle bellurie di notturni e controluce. Un'attività
annivolra ma sempre professionalmente impeccabile, che il dolore per scomparsa
della moglie Rosa comincerà a rallentare nel '79; poi, a metà degli Ottanta,
con il manifestarsi di una grave malattia che gli causerà l'amputazione d'una
gamba, Gaetano Di Scala smetterà per sempre di far fotografie. Un mestiere che
non lo rese né ricco né famoso ("Ai miei figli non lascio che i miei
negativi") ma i cui frutti in bianco e nero meritano di stare esposti
lassù sulla Gran Sentinella: dove, da pari a pari, dialogano con gli scatti
immortali degli Alinari.
Alle
falde del'Epomeo negli anni Sessanta: Gaetano Di Scala (primo a destra), Alfred
Rittmann (secondo da destra) e la sua assistente Villetta Gottini (la seconda da
sinistra) che ha curato l'edizione 1980 (postuma) del volume di A. Rittmann
"L'isola d'Ischia - Geologia)
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