Omaggio a

Aniellantonio Mascolo

nel centenario della nascita

14 dicembre 2003 - 6 gennaio 2004

Bar Nino - Piazza Marina - Casamicciola Terme

Natività, xilografia di Aniellantonio Mascolo

Aniellantonio Mascolo (1903 - 1979)

Autobiografia

Sono nato a Ischia 11 6 gennaio del 1903. Mio padre discendeva da una famiglia di naviganti, mia madre da una di pescatori. Il mestiere che da ragazzo mi proposi di fare, fu quello del falegname ebanista. Possedevo alcune riviste di mobili antichi e moderni e diverse riproduzioni di mobili fiorentini del seicento. Allora, un mio amico pittore mi ordinò un seggiolone seicentesco, a bracciuoli e intagliato. - Solo la sagoma, niente intagli! - lo, però, per mio conto, eseguii l'intaglio. L'amico rimase molto meravigliato. Dopo vennero altre sedie, una cassapanca, una libreria e poi,… Poi, addio falegname-ebanista! Chiusi bottega e con alcuni amici andai a Roma.

Dopo una diecina di giorni, loro tornarono a Ischia, io proseguii per Pitigliano di Grosseto, dove era un cugino di mio padre. E passai per Orvieto, dove mi incantai davanti alla famosa facciata del Duomo. Entrando e vedendo il coro con i suoi intagli e intarsi, oltre che meravigliato, rimasi avvilito. Altro che sedie e cassapanche che io avevo fatto, e che tutti trovavano bellissime!

Proseguii per Siena, e dopo aver girato tanto fui ospitato in una buona famiglia. Si era al novembre del 1928. Io cercavo qualche intagliatore per apprendere, ma lavoro non ce n era. La sora Rita, che mi ospitava, mi consigliò di iscrivermi all'Accademia di Belle Arti, ove, frequentando dei corsi liberi di disegno e plastica ornamentale, avrei potuto apprendere parecchio sull'intaglio. Ci pensai, mi iscrissi e cominciai il disegno, molto pignolo. Poi, passai alla plastica. Allora non sapevo che le statue si facessero con la creta. Modellai, per benino, un mascherone in gesso di Michelangelo, delle tombe medicee. Ecco il capovolgimento! Voglio fare lo scultore! Ne parlai alla sora Rita, e, lei, molto pensierosa - Devi decidere da solo -. Avevo, allora, 25 anni. Finito l'anno accademico, vidi il famoso Palio e con qualche lacrima agli occhi lasciai Siena portando in me il ricordo della bella piazza del Campo, la Fonte Gaia, il Palazzo Comunale e sua Cappella, la torre del Magia, il Duomo, il Palazzo dei Tolomei.

Mi fermai a Firenze una diecina di giorni, e, poi, avendo molta voglia di modellare tornai a Ischia. Feci qualche lavoro e parlai con l'amico pittore Vincenzo Colucci affinché mi presentasse a qualche scultore per poter apprendere nozioni tecniche sulla scultura. Mi presentò al simpatico scultore Antonio De VaI. Dopo alcuni mesi, la moglie di De Vai, signora Luisa, mi chiese se prima di andare da suo marito fossi stato da qualcun altro. Gli risposi che era stata l'Accademia di Siena ad ispirarmi alla scultura e immediatamente mi venne in uggia l'Accademia. Donna Luisa mi disse che era giusto tutto ciò e che io non potevo stare con nessuno, perché avevo una personalità, e suo marito mi avrebbe lasciato libero. In casa di De VaI divenni come un familiare. Li conobbi Paolo Ricci, Giordano (Buchicco) e tanti altri. In famiglia di De VaI arrivò una ragazza, di Vietri sul Mare, per apprendere nozioni di scultura. Portava con sé dei piccoli Linoleum intagliati. Ed eccomi alle prese con il linoleum. Dai e ridai, con mezzi rudimentali, riuscii a incidere e stampare a mano un "fioretto di San Francesco". Lo presentai a Buchicco che vedendolo mi disse: - Anié, col tuo modo e con la tua tecnica riuscirai a fare una tua incisione!

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